Covata invernale in clima freddo

Covata invernale in clima freddo

È convinzione abbastanza comune che nelle regioni prealpine, e a maggior ragione alpine e nordiche, nel tardo autunno le api cessino la deposizione per riprenderla a gennaio. La questione ha una conseguenza pratica immediata, dal momento che i trattamenti invernali contro la varroa a base di acido ossalico sono pienamente efficaci solo se effettuati in assenza di covata.

Tuttavia, in diverse parti del mondo si è osservata occasionalmente la presenza di covata invernale anche in zone fredde quanto le prealpi o anche parecchio più fredde. Vi sono due studi classici in proposito. Uno è esaminato nell’articolo Covata invernale in clima temperato; l’altro, che riassumiamo qui, è dovuto a A. Avitable (Brood Rearing in Honeybee Colonies from Late Autumn to Early Spring, Journal of Apicultural Research, 1978, 17:2, 69-73). È stato effettuato a Bethlehem, Connecticut, a 300 msm, tra il 1971 e il 1974.

L’autore ha preparato ogni anno 18 colonie, cercando di equalizzarle quanto possibile durante l’autunno in modo da poter partire da famiglie di forza comparabile e con il medesimo quantitativo di scorte. Ogni settimana a partire dalla seconda di novembre, in ciascuno dei 4 anni, una colonia è stata analizzata nei dettagli dopo averle uccise praticamente istantaneamente col cianuro. Sono state contate le api adulte, le uova, le larve e le pupe presenti, e si sono pesate le api e le scorte rimanenti

I risultati si riassumono nel seguente grafico (dell’autore, p. 70).

adulti-e-covata-invernali

La linea continua rappresenta il numero di api adulte (lettura sull’asse di sinistra), media dei 4 anni per ciascuna settimana. Il numero medio di adulti è di 21’000 api in novembre, e scende regolarmente fino alle 12’000 api in marzo, per una perdita media di 72 api al giorno. Nonostante la presenza di covata, la perdita di api è grossomodo costante: le nuove api non riescono ancora a contrastare la mortalità crescente delle api invernali. A titolo di curiosità, è stato trovato anche qualche fuco: nessuna larva, ma 10 adulti su un totale di oltre 1.1 milioni di api.

La linea tratteggiata rappresenta il numero di celle di covata occupate, nei vari stadi. Meno di un centinaio a metà novembre, circa 200 in dicembre, e una ripresa molto veloce da inizio gennaio. I dati di dettaglio, elencati scrupolosamente, mostrano una sola settimana senza covata, quella a cavallo tra fine novembre e inizio dicembre. Questo risultato parziale è probabilmente l’ispirazione della raccomandazione del Servizio Sanitario Apistico svizzero di effettuare i trattamenti in dicembre, ma come mostrano i dati se non si sceglie la settimana giusta è già presente covata, addirittura molta a fine mese.

Il periodo di inizio covata su larga scala è indicato al solstizio d’inverno. L’autore suggerisce che uno dei fattori all’opera consista nell’allungarsi delle giornate, come accade per diversi altri insetti.

Un’osservazione complementare è che le nuove regine generalmente producono più covata rispetto a quelle più vecchie.

Fin qui l’autore. Per valutare la pertinenza di questi risultati alle nostre latitudini occorre come minimo comparare la situazione climatica del luogo in cui è stata effettuata l’indagine e delle nostre regioni. I seguenti grafici riportano le temperature medie annuali, con l’escursione diurna e notturna, di Bethlehem a di alcune stazioni a noi più vicine (tratte da it.climate-data.org):

Bethlehem:

bethlehem

Lugano:

lugano

Sondrio:

sondrio

Nel Canton Ticino, per trovare temperature invernali simili a quelle di Bethlehem bisogna elevarsi all’altezza di Airolo (1175 msm)

airolo

Il clima invernale di Bethlehem, dunque, è equiparabile a quello di una stazione alpina, o addirittura un po’ più rigido.

Nelle zone più temperate, non si può escludere che le api mantengano ritmi diversi

 

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