Quando la temperatura esterna scende sotto i 15°, le api iniziano a raccogliersi in un glomere, vale a dire in un gruppo compatto. Mentre un’ape isolata disperde calore molto rapidamente, quando le api si raggruppano la superficie esposta al freddo diminuisce molto rapidamente rispetto alla massa da mantenere calda. La superficie totale di un’ape è circa 1.76 cm2. Una famiglia di 16’000 api isolatamente esporrebbe al freddo 2.8 metri quadri. Una volta riunite in un glomere dal diametro di 20 cm, esse offrono invece una superficie pari a 12.5 dm2, solo il 4.5% della superficie originale (Edward E. Southwick, Overwintering in Honey Bees: Implications for Apiculture, in R. E. Lee e D. L. Denlinger, Insects at low temperature, New York: Chapman & Hall, 1991, p. 451). Questo rapporto è tanto più conveniente quanto maggiore è il numero di api: un glomere piccolo è relativamente più costoso da mantenere rispetto a un glomere grande.
Mentre un’ape sola non può sopravvivere a -4° per più di un’ora, un gruppo di 12’000 api aggregato in glomere ha potuto sopravvivere, al di fuori del nido, per 329 ore a -15°. Il fatto di costituire un glomere dà di per sé un vantaggio di 17-19° sull’ambiente circostante, e l’istinto di contrarre il glomere quando fa più freddo permette di ridurre la dispersione di calore fino a 9 volte (T. S. K. Johansson & M. P. Johansson, The Honeybee Colony in Winter, Bee World, vol. 60: 4, 1979, pp. 155-170)
Nell’area centrale del glomere, dove le api sono poco dense, le api sono libere di muoversi. Più ci si sposta verso la periferia, più le api sono strette l’una all’altra. Nello strato esterno, spesso 25-75 mm (più sottile in alto e più spesso in basso) le api sono strettamente compattate. Il calore che comunque in parte il glomere disperde sfugge per radiazione, per convezione e per evaporazione. (Edward E. Southwick, Overwintering in Honey Bees: Implications for Apiculture, citato, p. 453).
La regina si trova nell’area centrale del glomere. Non sono tuttavia le api a raccogliersi attorno alla regina, ma è al contrario la regina che segue le api, che si posizionano dove hanno in precedenza preparato le scorte di cibo. In condizioni sperimentali, in cui si ingabbia la regina, si riduce la popolazione di api e si lascia loro scegliere se andare verso la regina o verso il cibo situato in un’altra parte dell’arnia, le api vanno sempre verso il cibo. (Edward E. Southwick, Overwintering in Honey Bees: Implications for Apiculture, citato, p. 451).
Temperature all’interno del glomere
Diversi studi sulle temperature del glomere hanno mostrato che nel centro del glomere le api mantengono una temperatura tra i 18 e i 30° (solitamente più vicino ai 30° che non ai 20°, anche se occasionalmente scendono fino a 15°) in assenza di covata e di 29-36° quando c’è covata. La temperatura del manto esterno rimane relativamente costante a 9°. Man mano che la temperatura esterna scende, la temperatura al centro del glomere sale.
La temperatura mantenuta riflette le caratteristiche di una famiglia. Vi possono essere differenze fino a 9° tra colonie simili per numero di api e di scorte; non necessariamente le famiglie più numerose sono anche le più calde. La temperatura al centro è piuttosto costante, se non cambia la temperatura esterna. E resta comunque poco sensibile anche a variazioni rilevanti della temperatura ambiente: per ogni 8.3°C (=15°F) di cambiamento all’esterno, la temperatura del centro del glomere cambia di 0.6°C (=1°F). Quando inizia la produzione di covata la temperatura sale a 33-36° nello spazio tra due favi di covata, o a 29.5-33° se vi è covata su un favo solo. Il calore prodotto da una larva è paragonabile a quello di un’ape a riposo.
La temperatura del glomere può aumentare in seguito a diverse circostanze: 1) quando la temperatura ambiente è molto fredda, durante il giorno si verificano dei piccoli cambiamenti; 2) se si disturbano le api, per esempio urtando l’arnia. Le api al centro del glomere sono in grado di involarsi per pungere entro mezzo minuto; 3) il nutrimento causa un rapido aumento della temperatura; 4) periodi protratti di temperature basse che impediscono alle api di effettuare voli di purificazione causano aumenti della temperatura: questo aumenta la perdita di umidità dal glomere, così che l’acqua nel tratto terminale dell’intestino può essere assorbita tramite le trachee ed essere a sua volta espulsa per evaporazione. Questo richiede un piccolo investimento in miele, ma è senz’altro più efficiente che non tentare voli di purificazione quando le probabilità di sopravvivenza sono molto limitate; dopo che le api hannop avuto la possibilità di vuotare l’intestino, la temperatura ritorna al livello normale (T. S. K. Johansson & M. P. Johansson, The Honeybee Colony in Winter, citato)
La contrazione del glomere
Quando la temperatura scende, le api compattano il glomere. Contraendosi, il glomere da un lato riduce la superficie esposta al freddo, e dall’altro compatta lo strato esterno aumentandone il potere isolante.
Spostamenti del glomere e nel glomere
All’interno del glomere vi è una rotazione delle api tra centro caldo e periferia fredda. Inoltre il glomere stesso si sposta. Può compiere movimenti verso l’alto, lungo i favi, ma anche da un favo all’altro. Solitamente non si sposta, invece, verso il basso. Nei giorni più caldi il glomere si scioglie; le api ne approfittano per uscire a bere o a defecare, ma soprattutto per risistemare le scorte, portando vicino al glomere il miele sistemato in favi più lontani.
Indice degli articoli in questa sezione:
Questi aspetti sono esaminati più in dettaglio nei seguenti articoli:
- Il glomere: conduttività termica e metabolismo
- Temperatura esterna e dimensione del glomere
- Studio termometrico sul comportamento del glomere
- Il glomere: produzione endotermica di calore
- temperature esterne e termoregolazione del glomere: analisi termometrica
- temperature esterne e termoregolazione del glomere: analisi termografica
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